San Francesco d'Assisi amava la festività del Natale sopra ogni altra festa perché il Figlio di Dio, Re della Gloria, veniva nel mondo. Veniva nel mondo a portare la Pace e la Presenza del Signore.
Con il Natale il Figlio di Dio si immerge nella nostra umanità e noi ci immergiamo nella sua presenza dolce, affabile e misericordiosa.
Carissimi e carissime Buon Natale!
Dire Francesco a Natale vuol dire Greccio, in ricordo di quando Francesco volle festeggiare il Natale in un castello in Valle Santa alle porte di Rieti, per ricordare come Dio avesse scelto di far nascere suo figlio tra i poveri, non per malasorte ma per scelta, in mezzo alla paglia col bue e con l’asino, con i pastori e le loro spose accorsi dai monti circostanti: non necessariamente gli ultimi della terra, ma i più sinceri sì, i più veri.
Da questa esperienza straordinaria è nata la devozione e la pratica del presepe, che i frati francescani nei secoli hanno diffuso in tutto il mondo.
Quest’anno, la città di Assisi accoglie un dono prezioso: il Presepe Monumentale di Castelli, una delle opere più rappresentative dell’arte ceramica contemporanea. In occasione del Natale e dell’ottavo centenario dalla morte di San Francesco, una selezione delle statue che compongono il celebre complesso scultoreo sarà esposta nella città del Santo come segno di pace e dialogo tra le religioni, nel solco del messaggio di riconciliazione lanciato da Giovanni Paolo II proprio ad Assisi nel 1986.
Un’opera corale nata dal cuore dell’Abruzzo
Il Presepe Monumentale è un’opera straordinaria, realizzata tra il 1965 e il 1975 dai docenti e dagli allievi dell’Istituto d’Arte “F.A. Grue” di Castelli, per iniziativa del direttore Serafino Mattucci e con la guida dei docenti Gianfranco Trucchia e Roberto Bentini. Cinquantaquattro statue di argilla refrattaria, modellate con la sapienza della maestranza artigianale e lo spirito innovativo di un laboratorio creativo che ha fatto la storia della ceramica castellana.
Si tratta di un’opera collettiva in cui ogni figura prende forma grazie alla cooperazione tra studenti e docenti che hanno saputo creare un linguaggio plastico originale, innovativo e potente.
Stile, materia e simbologia
Le figure si distinguono per l’aspetto e la struttura modulare: corpi cilindrici e teste sferiche, come colonne vive che si ergono imponendosi nello spazio circostante. È la forza espressiva dei volti, dei gesti e dei costumi a rendere ogni personaggio riconoscibile e umano. Non mancano riferimenti colti e raffinati: la verticalità delle figure richiama la scultura mesopotamica e la base cilindrica evoca la colonna greca, mentre certi particolari decorativi si ispirano al Rinascimento italiano e all’arte del Novecento.
Le superfici, modellate con la tecnica del “colombino”, offrono morbidezza e movimento, come nel vello delle pecore o nelle pieghe dei mantelli. Ogni dettaglio racconta un mondo umano: la Castellana con la brocca decorata con il “fioraccio”, tipico motivo settecentesco, la Contadina con le forme di formaggio sul capo, la Bambina che stringe una bambola di pezza. Si aggiungono, inoltre, figure nobili e ricercate come quelle delle Dame, dai sontuosi abiti e barocchi copricapi, fino ad enigmatiche sculture dei Saggi e dei possenti Guerrieri, che celano, dietro la loro dura armatura, un volto compassionevole fatto di fragilità e paura. Trovano posto anche riferimenti alla contemporaneità: un astronauta che celebra l’esplorazione spaziale ed altri personaggi rimandano alle discussioni sul Concilio Vaticano II o su grandi temi etici come la pena di morte.
Un presepe aperto al mondo
Fin dalla sua nascita, il Presepe Monumentale di Castelli ha viaggiato oltre i confini d’Abruzzo. Dopo la prima esposizione a Roma nel Natale del 1970, fu presentato a Gerusalemme, Betlemme e Tel Aviv, a L’Aquila in occasione del G8 e di nuovo a Roma.

Vivi l’esperienza nello spazio
Come scrive il cardinal Gianfranco Ravasi «Celebrare il Natale non vuol dire solo preparare un bel presepe scolpito con i suoi pastori, con i Magi in lunghe vesti e una gioia celeste soffusa su tutta la scena».
800 anni fa, la notte di Natale del 1223, san Francesco a Greccio volle celebrare il Natale del Signore in una grotta. E a questo scopo fece preparare un altare per la messa, fece disporre il bue e l’asino e infine la mangiatoia con la paglia. Grazie alla sua coinvolgente omelia, le persone presenti rimasero così toccate da fare un’esperienza spirituale profonda: il bambino Gesù che giaceva in loro come addormentato per la loro trascuratezza, riprese vita e tornarono a fare esperienza della tenerezza di Dio nelle loro esistenze. A conferma di tutto ciò, un nobile presente, Giovanni Velita, della cittadina di Celano, che aveva aiutato Francesco nei preparativi, ebbe una visione: vide Francesco che tirava su dalla mangiatoia e abbracciava il bambino Gesù.
Da questa esperienza straordinaria è nata la devozione e la pratica del presepe, che i frati francescani nei secoli hanno diffuso in tutto il mondo.
Il presepe ci parla della tenerezza del Signore Gesù verso l’umanità e ci spinge a riconoscerlo in coloro che sono accanto a noi, soprattutto in chi è difficoltà o è provato dalla vita.
Anche quest’anno noi frati, qui ad Assisi, nella Basilica che custodisce i resti mortali di Francesco, da lui ispirati e per la grazia di Dio, desideriamo rivivere insieme a te la tenerezza e la bellezza dell’amore di Dio fattosi uno di noi in Gesù. Tenerezza dei gesti e bellezza dell’arte andranno mano nella mano: se vuoi unirti a noi, sei il benvenuto, sei la benvenuta!
Se si guarda da lontano il lavoro degli scultori Filip Moroder Doss e Thomas Comploi, si sviluppa una forza straordinaria che proviene da tre diverse fonti. Il bambino Gesù al centro dei due genitori e al centro di tutte le figure forma una vera e propria pupilla di un grande occhio, che attraverso i gruppi di figure viene costruito a forma di mani. I due artisti hanno realizzato un'opera contemporanea che può essere letta in senso iconografico classico, ma che allo stesso tempo presenta il mistero della nascita in un modo del tutto nuovo.